Arvo Pärt
Cantus in Memoriam Benjamin Britten
Šostakovič
Sinfonia da Camera in do minore op. 110a (arr. Rudolph Barshai dal Quartetto d'Archi n. 8)
Henryk Gorecki
Three Pieces in the Old Style
Čajkovskij
Serenata per archi in do maggiore op. 48
Nell'ambito della sua residenza a Ferrara, l'EUYO propone anche due concerti cameristici, realizzati in collaborazione con alcuni musicisti della Chamber Orchestra of Europe. Il primo di questi vede un ensemble di archi impegnato in un affascinante programma, incentrato su compositori russi o dell'Europa dell'Est, tra l'Ottocento e i giorni nostri.
Si comincia con il Cantus in Memoriam Benjamin Britten, il pezzo più popolare di Arvo Pärt, composto nel 1977 come un'elegia in occasione della morte di Benjamin Britten, avvenuta l’anno precedente. Pärt ammirava molto il compositore inglese, di cui apprezzava la purezza e che sentiva come uno spirito affine nella visione musicale. Grazie al suo aspetto evocativo e cinematografico, il pezzo è stato ampiamente utilizzato come accompagnamento di sottofondo sia nei film che nei documentari televisivi. Concepito per orchestra d’archi e campana, il Cantus è un breve canone in la minore, un primo esempio dello stile di "Tintinnabuli" tipico del compositore estone.
Il programma prosegue poi con la Sinfonia da Camera in do minore op. 110a di Šostakovič, una trascrizione per orchestra (realizzata dal violista e compositore Rudolf Barshai) del Quartetto per archi n. 8 in do minore, op. 110 (1960). Il quartetto venne ispirato dalla notizia della completa devastazione della città di Dresda da parte degli alleati nel febbraio del 1945, nel quale morirono 140mila persone. Consiste in una sequenza di 5 movimenti senza interruzione: Largo, Allegro molto, Allegretto, Largo, Largo. La composizione alterna caratteristiche diverse: si spazia da una quieta e introspettiva angoscia, a sezioni violente, più veloci, compresa una, dal carattere onomatopeico e descrittivo, che rappresenta i fragori del bombardamento. Spesso descritto come autobiografico, dato che il tema principale è la "firma musicale" di Shostakovich's D-S-C-H (RE-MIb-DO-SI), il pezzo è un personalissimo sfogo contro il mostro della guerra.