Ravel
Introduzione e Allegro per arpa, flauto, clarinetto e quartetto d'archi
Rossini
Sonata per archi n. 4 in si bemolle maggiore
Schubert
Ottetto in fa maggiore per fiati e archi D. 803
Il secondo dei due concerti cameristici, realizzati dalla EUYO in collaborazione con alcuni musicisti della Chamber Orchestra of Europe, propone un percorso musicale che prende le mosse dal celebre settimino composto da Ravel nel 1905, l'Introduzione e Allegro per arpa, flauto, clarinetto e quartetto d'archi, commissionatogli dalla ditta costruttrice d’arpe Érard per promuovere l'arpa dotata di pedale a doppio movimento. L'opera (dedicata al proprietario dell'azienda Érard, Albert Blondel) è assai breve, poco più di dieci minuti di musica, senza interruzione tra quelli che dal titolo sembrerebbero due movimenti distinti, ma tra i quali in realtà non vi è soluzione di continuità. Il compositore dipinge un paesaggio sonoro che sembra uscire dal pennello di un pittore impressionista: sullo sfondo gli archi e in primo piano, ma sempre con linee delicate e tal volta con insiemi di colori non delineati nettamente, arpa e fiati.
Si prosegue con la Sonata n. 4 per archi di Rossini, una delle sei sonate a quattro, composte da un precoce Gioachino Rossini all'età di dodici anni durante le vacanze estive passate presso la tenuta di Conventello di Ravenna nella casa della ricca famiglia Triossi. Il musicista fu ospitato grazie all'interessamento del giovane Agostino Triossi, appassionato contrabbassista autodidatta, il quale lo invitò a scrivere della musica da camera oltre che per suo intrattenimento, anche per il diletto dei cugini Luigi e Giovanni Morini, suonatori rispettivamente di violino e violoncello. La raccolta ebbe circolazione successivamente, intorno al 1825, quando in Italia furono pubblicate da Giovanni Ricordi per quartetto d'archi tradizionale (con viola e violoncello al posto di violoncello e contrabbasso) e con l'esclusione della terza sonata.
Il concerto si conclude con il magnifico Ottetto di Schubert, uno dei capolavori della musica da camera di tutti i tempi. Il pezzo fu scritto da Schubert nel 1824 per esaudire la richiesta di svago e divertimento musicale del conte austriaco
Ferdinand Troyer, clarinettista dilettante, che nelle sue serate di svago e divertimento voleva affiancare al settimino di Beethoven un altro pezzo in cui il clarinetto fosse in evidenza.